È scomparsa Maria Augusta Morelli Timpanaro, per molti anni figura centrale della vita archivistica toscana e appassionata studiosa.
In qualità di dirigente, dal 1985 al 1990 ha guidato la Soprintendenza Archivistica della Toscana e, negli anni successivi, l’Archivio di Stato di Firenze e l’Archivio di Stato di Pisa, città in cui ha a lungo vissuto e dove si è spenta.
Durante la sua attività presso il Ministero per i Beni Culturali seppe condurre con competenza e passione i diversi istituti, valorizzandone il patrimonio attraverso studi, mostre e pubblicazioni. Un caso per tutti l’indimenticata esposizione Archivi dell’aristocrazia fiorentina. Mostra di documenti privati restaurati a cura della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana tra il 1977 ed il 1989 con cui riuscì coniugare le attività di tutela con quelle di valorizzazione. Negli stessi anni si adoperò per trovare una nuova sede alla Soprintendenza archivistica, che, come l'Archivio di Stato di Firenze, doveva lasciare gli Uffizi. E' a lei che si deve la proposta dell'acquisto in prelazione da parte dello Stato di Palazzo Neroni che tuttora è la prestigiosa sede della Soprintendenza.
Autrice di numerosi contributi a stampa, dedicò particolare attenzione all'analisi della cultura e della società del XVIII secolo. Restano centrali i suoi studi sulla storia della stampa, testimoniati in particolar modo dal volume Autori, stampatori, librai. Per una storia dell'editoria in Firenze nel secolo XVIII (Olschki, 1999) e quelli sulla figura di Tommaso Crudeli e il suo ruolo nella Inquisizione a Firenze, con i saggi Per Tommaso Crudeli nel 255 anniversario della morte (1745-2000) (Olschki, 2000) e Tommaso Crudeli. Poppi 1702-1745. Contributo per uno studio sulla Inquisizione a Firenze nella prima metà del secolo XVIII (Olschki, 2003).
La sua figura è indissolubilmente legata a quella del marito, il filologo Sebastiano Timpanaro, scomparso nel 2000, e che lei stessa volle onorare attraverso la donazione dell’imponente raccolta artistica al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Pisa) e dell’archivio personale alla Scuola Normale Superiore.