La tutela nei confronti degli archivi di famiglia, prodotti cioè dalle casate nobili di antico regime, e riconosciuti di interesse storico, è sempre stata uno degli obiettivi principali della Soprintendenza Archivistica della Toscana, nel quadro della vigilanza esercitata sugli archivi privati. Già nel 1956, con un aggiornamento nel 1961, il soprintendente Giulio Prunai pubblicava sulla rivista “Archivio storico italiano” un censimento che descriveva sia pure sommariamente gli archivi familiari all’epoca sottoposti a tutela. Da allora molto ancora è stato fatto, nel solco di una tradizione archivistica che risale alla seconda metà dell’Ottocento.
Pertanto non si può parlare di un vero e proprio progetto degli archivi familiari, essendo tale attività costitutiva e fondante per le Soprintendenze. Da allora in Toscana da quest’opera continua di scavo sono emersi altri numerosi archivi, diversi sono stati consegnati agli Archivi di Stato secondo modalità come il deposito volontario, il dono ma anche l’acquisto, o ad istituti culturali come la Scuola Normale Superiore di Pisa alla quale è stato affidato in gestione l'archivio dei duchi Salviati.
Altri sono stati dotati di strumenti di corredo idonei grazie anche al sostegno finanziario dello Stato, come ad esempio l'archivio Niccolini e l'archivio Naldini del Riccio, o comunque ne è stata approfondita la conoscenza mediante la stesura di inventari o elenchi di consistenza compilati a cura del personale tecnico-scientifico interno alla Soprintendenza Archivistica.
L’intervento dello Stato non si è limitato a questo, ma ha anche contribuito da anni al restauro dei documenti danneggiati. Tale impegno è stato particolarmente significativo in Toscana dove l’alluvione causata dall’Arno nel 1966 non risparmiò diversi archivi gentilizi fiorentini che di essa ancora portano i segni.
La recente realizzazione del Sistema Informativo Unificato delle Soprintendenze Archivistiche-SIUSA ha costituito un momento importante, una vera e propria occasione per fare il punto su questa attività di vigilanza e tutela svolta in oltre cinquant’anni. L’esigenza infatti di mettere in rete informazioni aggiornate, anche se di carattere generale, sugli archivi familiari vigilati è stata di stimolo per una nuova stagione di visite e sopralluoghi, alla cui attuazione ha avuto ed ha tuttora un ruolo non indifferente la Regione Toscana con il suo sostegno finanziario.
Ne è emerso un quadro molto ricco e complesso del quale si forniscono qui una serie di dati quantitativi che ci sembrano molto significativi: in pubblicazione nazionale, e quindi visibili agli utenti, vi sono 262 schede dedicate ai “Soggetti produttori” famiglie; i complessi documentari qualificati come Fondi relativi a questa tipologia, risultano essere 244, ai quali si devono aggiungere un gruppo di ca. 20 archivi familiari dei quali sono in corso di aggiornamento i dati che entro la fine del 2014 saranno anch’essi in visione nazionale.
Infine nel corso del 2014 c’è stato un evento, che ha messo alla prova la professionalità e l’esperienza maturate dalla Soprintendenza nei suoi rapporti con i privati proprietari di archivi familiari, rappresentato dal trasferimento dell’archivio dei principi Corsini dalla sua antica sede nel palazzo fiorentino ad una residenza di campagna nei dintorni di Firenze. Una nuova e idonea sistemazione ottenuta nel quadro di un’ampia collaborazione, che testimonia anche della sensibilità e del rispetto per la memoria scritta degli antenati che tuttora caratterizza le famiglie toscane.
Il trasferimento dell'archivio Corsini
L’Archivio Corsini, sicuramente uno dei più ricchi archivi privati presenti in Toscana, costituisce non solo un deposito documentario imprescindibile per la storia di Firenze e della Toscana ma anche – per il ruolo rivestito da molti eminenti membri della famiglia – una fonte la cui importanza travalica la dimensione regionale e si estende alla storia d’Italia e d’Europa.
Il valore di questo complesso e articolato sistema di fondi familiari è stato riconosciuto dallo Stato che, attraverso la Soprintendenza Archivistica della Toscana, lo ha dichiarato di interesse storico particolarmente importante, ascrivendolo in tal modo al patrimonio culturale della Nazione meritevole di salvaguardia e tutela e intervenendo più volte con restauri di documenti particolarmente danneggiati.
La cura con cui la famiglia Corsini ha sempre conservato il proprio ingente patrimonio di memoria, arricchitosi nel tempo - per effetto di vicende genealogiche - con l’apporto di altre famiglie (come gli Scotto, i Martellini, i Cambray Digny, i Rinuccini e i Buondelmonti), è all’origine di interventi di riordino disposti in particolare a partire dai secoli XVIII e XIX. Così scriveva Bartolomeo di Filippo Corsini (1729-1792) nel suo testamento: “ Tre anni e mezzo sono stato fermo in Firenze per leggere e esaminare attentamente i fogli dell’archivio della mia casa, che anche con non piccola spesa ho fatto rimettere in buon ordine”.
Con il recente trasferimento le migliaia di filze e registri collocate nelle sei stanze del Palazzo fiorentino di Via del Parione trovano una degna cornice in una più razionale collocazione e riorganizzazione a “Villa Le Corti”: da questa complessa operazione, autorizzata dalla Soprintendenza Archivistica che ha seguito e affiancato gli incaricati anche con proprio personale, risulta un miglioramento sensibile sia delle condizioni di conservazione materiale dei documenti che delle possibilità di ordinamento e descrizione, a tutto vantaggio della valorizzazione e della ricerca.
Inizia così una nuova vita per l’Archivio Corsini, nel solco della grande tradizione di cura e attenzione per la propria memoria sempre dimostrata dalla famiglia.